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Natura e sentimento

La rilettura dei grandi miti interpretativi della natura ci rivela chiaramente che i Greci non cercavano nel mito una semplice corrispondenza con le loro osservazioni, ma anche un parallelismo emotivo tra le vicende umane e quelle divine, accomunate dalla condivisione di sentimenti e di passioni.

Uno degli esempi più coinvolgenti propone un'interpretazione della alternarsi delle stagioni e associa un elemento importante per la civiltà agricole mediterranee ad una grande storia di passioni: quella che lega la dea Demetra, sua figlia Persefone e Ade, re dell'Averno.

La giovane e bellissima Persefone (indicata anche semplicemente come la Kórea, ovvero "la fanciulla" per antonomasia) stava raccogliendo fiori insieme alle sue compagne in un prato dell’assolata Sicilia. Attirata dal brillante colore di un narciso, Persefone si allontana dalle altre, e Ade, il re degli inferi (nonché su zio!) ne approfitta per rapirla sul suo grande carro, facendola sprofondare sotto terra. 

Fin qui niente di nuovo, dal momento che rapimenti e violenze pseudo-amorose, compiute dagli dei nei confronti di ninfe e fanciulle indifese sono, nel mito, all'ordine del giorno.

Ade, però, non segue il solito copione di seduzione e abbandono, anzi chiede a Persefone di sposarlo e di diventare la regina del suo regno di ombre.

Nel frattempo Demetra, dea dei campi coltivati e madre di Persefone, la cerca disperatamente per ogni dove, illuminando ogni angolo della Terra con una torcia accesa al fuoco dell'Etna. Nove giorni dura il suo affannoso vagare, al decimo, persa ormai la speranza  di ritrovare sua figlia, Demetra si rivolge per aiuto ad Helios, il Sole, che dall'alto del suo carro d'oro, può vedere tutto ciò che avviene sulla terra. Helios le rivela l'accaduto e Demetra, in preda all'angoscia e alla collera, si rifiuta di continuare a vegliare sui campi e sui loro frutti finché sua figlia non le sarà restituita.

Tutto il mondo piomba così in un inverno senza fine, arido e spoglio che rispecchia la disperazione della dea.

A questo punto, il sommo Zeus, responsabile della armonia fra gli dèi, non può più sottrarsi al suo compito. Chiede quindi ad Hermes, che gli è già stato prezioso in altre occasioni, di contattare Ade, per cercare una soluzione, nel frattempo avverte Persefone che se vuole tornare libera, non deve toccare cibo.

Il patteggiamento non è facile, anche perché Ade è riuscito a vincere con l'inganno il rifiuto del cibo, da parte di Persefone, infatti, le offre una melagrana, con il pretesto di festeggiare il suo prossimo ritorno di sulla terra. Persefone l’accetta senza alcun sospetto. Per fortuna ne mangia soltanto sei chicchi, che sono, tuttavia, sufficienti per vincolarla alla permanenza nell'oltretomba. Saranno sei, infatti, i mesi che Persefone dovrà trascorrere nell’Averno, mentre il mondo esterno sarà freddo e desolato come il cuore di Demetra.

Per gli altri sei mesi, però, Persefone potrà tornare a rivedere la luce del Sole e si unirà a sua madre, che finalmente placata, permetterà ai campi di dare nuovamente fiori e frutti.

Non sono necessari troppe spiegazioni per leggere dietro questa storia l'eterno avvicendarsi della vita e della morte, con i semi che devono restare lungamente sotto terra, al buio, per poter poi tornare in superficie e germogliare, alla luce del sole. Anche l'osservazione del cielo notturno, con le sue grandi storie immortalate nelle costellazioni, suggeriva e confermava appuntamenti fissi con le attività stagionali più importanti, legate alla semina, alla vendemmia o al momento giusto per la transumanza delle greggi o la ripresa della navigazione. Uno dei punti di riferimento del cielo notturno è rappresentato dalle Pleiadi, un ammasso di stelle tremule e luminosissime tanto da farle paragonare a “uno sciame di lucciole impigliate in una treccia d'argento".

Non c'è antica civiltà che non citi le Pleiadi, accennando alle sue stelle visibili chiaramente ad occhio nudo: "le sette sorelle". Per i Greci la loro presenza-assenza nel cielo sottolineava gli appuntamenti stagionali più importanti. Nella data in cui le Pleiadi sorgevano contemporaneamente al Sole, corrispondente al 20 maggio, iniziava, infatti, il momento propizio per cominciare il lavoro nei campi e per riprendere i viaggi per mare, sospesi nei mesi invernali, quando le "le naviganti" (questo è il significato del nome Pleiadi) scompariranno dal cielo visibile.

Com'è nel caso di Persefone, anche la “scomparsa" invernale delle Pleiadi viene spiegata dal mito con una storia di passioni e di  inseguimenti amorosi.

Dice a questo proposito, il poeta Esiodo: "venti violenti infuriano quando le Pleiadi, inseguite da l'impetuoso Orione, si tuffano in mare". Le sue parole si riferiscono al rapporto... burrascoso (è proprio il caso di dirlo) fra le Pleiadi e il cacciatore Orione, che, iniziato sulla terra, continua anche in cielo. Nella sua vita mortale, il gigantesco cacciatore Orione, infatti, aveva perseguitato con le sue attenzioni amorose le sorelle che non erano riuscite ad evitarlo nemmeno con la metamorfosi prima in colombe e poi stelle.

Orione, ottenuto il loro stesso privilegio e mutato in costellazione, continua a seguirle ma senza successo, fortunatamente, poiché la sua è una costellazione invernale. Ma c'è di più. L'inseguitore Orione è, a sua volta, inseguito dalla costellazione dello Scorpione, quello stesso animale che, sulla terra, lo aveva ucciso su ordine della dea Artemide. Anche qui c’è un piccolo gioiello passionale, dal momento che Artemide, complice e rivale di Orione nella caccia, lo fa uccidere dallo Scorpione... per gelosia. Si badi bene. Artemide non lo vuole per sé, dal momento che ha scelto la verginità, ma non sopporta comunque la passione del suo amico e rivale per le Pleiadi, e si serve, per punirlo, dello Scorpione che poi ricompensa trasformando anche lui in costellazione.

Perfino in cielo, dunque, Orione e lo Scorpione, che è una costellazione estiva, continuano ad essere nemici. Se vediamo l'uno, infatti non possiamo vedere l'altro, che si trova al di sotto dell'orizzonte.

Ancora una volta una storia d'amore, di gelosia, di morte, fa da sfondo ad una precisa osservazione astronomica e la giustifica. 

Silvana Nesi Sirgiovanni


Rita De Stefano - 4/12/2021